Francesco Mandrino

Giorgio De Cesario con Francesco Mandrino a Creativa (Firenze)

Francesco (Confienza 1948), poeta, vive a San Felice sul Panaro. Ha pubblicato varie opere di poesia: I bordi della notte (1992), Conta il sambuco all’alchechengi (1994), La caduta di Milano (1999), Kiosa (1999), Audio/video (1999), Boulevard. Dente di sega (2004), M’innamorai lo riconosco (2005), Nel buio, nel fumo e nelle canzoni (2005), Lettere dal sogno (2007, con immagini di Marcello Diotallevi). Ha pubblicato anche alcune cartelle verbovisuali: Geometrica (2007, con immagini di P. Mondrian), Estetica del rigore (2007, con immagini di P. Dorazio), 4 stagioni (2007, con immagini di Franco Piri Focardi). È stato premiato nel 1994 al concorso “Nuove lettere” di Napoli, nel 1995 al premio “Ignazio Silone” di Parma, nel 1996 al concorso “Aspera” di Milano e nel 1997 al premio “Nuove lettere” di Napoli per la poesia inedita, nel 1998 è segnalato al premio “Lorenzo Montano” di Verona. Fa parte della redazione del periodico “alla Bottega”, collabora con la rivista “Punto di Vista”; sue poesie, tradotte in francese, sono state pubblicate da “Reparation de Poesie” (Canada); alle sue pubblicazioni è dedicata una sezione del “Fondo Autori Contemporanei” istituito a Grosseto dalla “Fondazione Luciano Bianciardi”. Dal 1999, presso la sede di MMA, nell’Officina della Poesia si svolgono incontri informali destinati ad appassionati già attivi nell’ambito della scrittura. Nel 2000 istituisce “Esercizio di Lettura”, per la discussione ed il commento degli autori contemporanei, le cui relazioni vengono pubblicate da MMA-agile.

Il suo nome compare sul catalogo ufficiale della 46° Biennale di Venezia 2001, all’interno del progetto “Bunker Poetico” organizzato da Marco Nereo Rotelli e da Adam Vaccaro di Milanocosa. Partecipa al convegno “Riviste di cultura e industria della comunicazione” organizzato dalla Fondazione Luciano Bianciardi di Grosseto, negli stessi giorni tiene un incontro con gli alunni delle scuole elementari e medie presso la biblioteca “A. Gamberi” di Roccastradanegli anni successivi per l’associazione “Oltre i limiti” con gli alunni di Rignano sull’Arno e per il Consiglio di Autogestione con gli alunni del Liceo “M. Morandi” di Finale Emilia. Nel 2002 è invitato a partecipare con un’opera di poesia visiva alla fondavione del Museo della Mail Art a L’Aquila e nel 2003 al Museo d’Arte Moderna di Senigallia. Nel 2006 alcuni suoi testi vengono musicati da Claudio Fusai, e da lui eseguiti a Creativa, e da Irlando Danieli, ed eseguiti al Teatro dell’Arte di Milano nell’ambito della giornata mondiale della poesia promossa dall’Unesco, soprano Cho Hyun-Joo, voce Sonia Grandis, Pianoforte Marino Nahon. Nel 2008 è invitato a Madrid dal Centro de Arte moderno, e presso l’Istituto Italiano di Cultura tiene la conferenza “Differenze e similitudini fra Poesia e Performance”; viene richiesta una sua opera verbovisuale per il costituendo Museo Italiano di Mail Art di Cosenza.  Nel 2010, allo Spazio Thetis per l’arte, partecipa a Perfomedia presentando in testo in performance L’affare della carità-spettacolo. Nel corso di una conversazione pubblica così ebbe a dire a proposito Dell’ambiguità nella poesia: «La parola deve essere usata come strumento dell’ambiguità che si vuole insinuare, alla quale non ci si deve contrapporre per enfatizzarla, per farla risaltare; fare ciò vorrebbe dire limitarsi a suscitare un effetto ironico-sarcastico teso a valorizzare una eventuale posizione contrapposta, difficile da individuare e che comunque risulterebbe condizionante, il che non è certo lo scopo della poesia. L’ambiguità va invece fiancheggiata, spalleggiata fino ad indurre una sensazione di ribaltamento tale da trasformare ogni affermazione in una possibile negazione che renda impossibile ogni rifiuto o accettazione preconcetta anche e soprattutto a chi si era predisposto ad una delle due eventualità. Svelare successivamente questo uso, o lasciarlo intuire, serve a delegittimare la parola stessa. La parola delegittimata, dicendosi si scopre come tale, ripetendosi si inflaziona, smette di aderire al proprio significato e può contribuire a costituirne uno nuovo nella complessità del verso tramite una certa dose di allusività. Quindi si finisce per non trasmettere più il senso evocato dallo scritto bensì, attraverso una opportuna lettura dello stesso, si può indurre alla ricezione di un senso diverso, a volte perfino contrapposto…».Nel 2002, in occasione di una tavola rotonda sul tema “Autoproduzione ed indipendenza della cultura”, disse: «Se fossimo manager dovremmo stabilire i nostri obiettivi in modo da raggiungerli per la fine di novembre, affinché possano essere contabilizzati a fine anno, ma siamo uomini di cultura e dobbiamo porre la nostra meta abbastanza vicino da non rischiare di perderne la direzione e abbastanza lontano da non rischiare di raggiungerla prima della morte.».