Eugenio Giustizieri

Eugenio Giustizieri è nato l’11 febbraio 1957 a Sannicola (LE), Italia.
Si è laureato in Architettura nel 1981 presso l’Ateneo della Sapienza. Esordisce giovanissimo nel 1970 come pittore, scultore e poeta partecipando alla vita artistica nazionale ed esponendo in mostre collettive e personali. Architetto libero professionista e docente di Storia dell’Arte, è specialista dell’Arte italiana del ‘900.
Autore di numerose pubblicazioni di Storia e Critica d’Arte, collabora con varie riviste italiane e straniere. Nel 1978 esce il suo primo libro di poesie, “Fogli di vetro”. Sue poesie sono apparse in Anemos Salentini, Artecultura, Rassegna Poesia Contemporanea, L’Immaginazione ed altre testate (quotidiani, settimanali e periodici). Membro honoris causa dell’Accademia delle Scienze, Lettere ed Arti dal 1974. Gli è stato conferito il Premio Internazionale La Stanza Letteraria.
Ha vinto il Premio per il Bianco e Nero al Concorso I.P.A.S. di Roma, il Premio di Pittura del Convivio Letterario di Milano ed è stato premiato alla Biennale del Piccolo Formato di Toronto (Canada). Delle sue ricerche si sono occupati con approfonditi saggi, noti critici del dibattito artistico contemporaneo. Sue opere figurano nelle collezioni pubbliche e private in Europa e in America. L’artista è venuto a mancare all’affetto di famigliari e amici nell’aprile 2010, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama artistico e culturale del Grande Salento.

L’ARTISTA, L’ALTRO, L’ALTROVE di Eugenio Giustizieri

Tutto ciò che mi circonda, dentro e fuori di me, influenza il mio lavoro: dal pavimento che calpesto, al cielo che sogno, alla parola che pronuncio, al pensiero che fugge. Ogni cosa è fonte di ispirazione, oggetto di curiosità, esito di un percorso. Senza privilegiare tecniche particolari reinvento immagini tratte dal preesistente, scardinandone le limitazioni e decodificandone il significato. Figure sfuggenti alla memoria in un flash offuscato di ricordi, quasi apparizioni oniriche affioranti dall’oscurità della coscienza, pronte per essere colte in un attimo subitaneo. Per reimmergersi, poi, oltre l’orizzonte improvviso degli eventi, oltre la soglia di guardia della consapevolezza.
Le forme, quando compaiono, conoscono l’inquietudine del segno inscritto in quadrati, icone da cui si irradiano linee di tensione. I corpi, nel nulla che li avvolge, prendono vita e insieme si dissolvono in bagliori di comete. In ogni dipinto la tensione,spesso drammatica, mai imprevedibile, si scioglie e si distende: è l’ultimo sussulto di una battaglia aspra, l’estrema ricerca di una galassia infinita, un retaggio domestico, la conquista di un mondo, l’ambiguità di una tentazione. Tracce, sentimenti arcani che rimandano all’indecifrabile, al mistero abissale dell’esistenza a cui tento di strappare il velo, precipitando in un universo interiore che diviene perduta memoria collettiva. Da recuperare e condividere.
Scavandosi la strada dentro i segni immediati e i ritmi delle linee, la forma sembra voler venire alla luce dal buio, ne supera le barriere fino ad affermare una propria chiaroscurale capacità di esistere. L’ombra consegna allo spettatore l’intimità di un messaggio che, solo varcando le inibizioni del contingente, è possibile cogliere. In queste immagini, creature fosche e trasparenti, dove la frontiera tra forma e spazio è indefinita, avverto fortemente quell’oscuro brivido della vita che si nutre di pensiero e si inebria di struggente sentimento. Ma avverto ugualmente il disagio culturale del vivere il nostro tempo. Lo spaesamento è l’ospite inquietante ed invisibile che si aggira tra le nostre identità, si insinua nelle nostre angosce, violenta le nostre fantasie, mortifica le ultime speranze. E raggira la volontà.
“Logos”, in sintesi, rappresenta la denuncia di una condizione, l’essenza di un’attesa, il fascino di una rivelazione, le regole di un patto. E’ parola, insieme oracolo e responso. Pur diversamente presente il colore si vincola, ora ad un clima lirico, ora ad una sottile, dissacrante ironia; si sovraccarica di tutta la casualità dei fatti e l’eredità delle memorie. Ogni tela percorre un itinerario che si satura fino all’inverosimile, senza rispetto di ordine o gerarchie, in uno sconfinato assemblaggio di momenti colti nell’attimo fuggente del loro divenire.
L’ineluttabilità del frammento aleggia su ogni corpo, oltre ogni peso. Per far sì che lo spessore della materia e la forza del segno possano dare un senso filosofico all’immagine delle immagini ed alla nudità delle emozioni. Verso l’altro, verso l’altrove.

FRAMMENTI QUOTIDIANI NELLE PULSIONI VITALI DELLE PITTURE/COLLAGE DI E. GIUSTIZIERI

Nel corso del XX secolo l’arte, ed in particolar modo la pittura, hanno sperimentato molteplici cambiamenti di stili, forme, contenuti, tecniche. La pittura è uscita prima dall’atelier (Impressionismo), poi dai materiali e dalle morfologie naturalistiche (Avanguardie Storiche). L’espressione artistica, allora, tende a divenire più empirica, a porsi maggiormente in sintonia con la vita concreta. All’interno di questa moderna concezione espressiva si può collocare l’originale pittura di Eugenio Giustizieri. Nei suoi dipinti/collage, l’artista s’ispira ai precursori della Pop-art: Robert Rauschenberg, Mimmo Rotella, e tante altre analogie e parentele, ma la sua sperimentazione di tecniche e materiali, produce esiti di assoluto rilievo.
Il carattere intensamente materico in alcuni cicli della sua pittura in cui il segno, libero con referenti simbolici, narrativi o geometrici, si fonde con una vibrante realtà fisica, a volte onirica e atemporale. In questa sua ricerca in progress, gli effetti tonali, timbrici, compositivi con sono più in relazione ad una regola armonica astratta, ma hanno un loro divenire, una metamorfosi accentuata dal colore, dalle sue aspre e sofferte incidenze. Più che uno stile nel caso di Giustizieri si dovrebbe parlare di un’esperienza assolutamente istintiva e proprio per questo così fascinosa e convincente. In queste sue composizioni Giustizieri pone in risalto la pura dimensione fisica della pittura, il senso delle sue tracce/orme che si imprimono nella memoria dell’uomo.
In queste emozionali espressioni si intuisce la bellezza di una concezione aperta all’armonia a volte pervasa da stimoli inconsci, da pulsioni segrete e pur vitali nelle sue realtà magiche e creative. La sua pittura è fatta di anima e corpo, esprime la speranza del divenire, perché nell’impulso artistico di Giustizieri vi è la consapevolezza che l’arte è soprattutto lotta, spregiudicatezza costruttiva di pensiero che conduce alla fonte della conoscenza.

Max Hamlet Sauvage
ALCUNE POESIE DI EUGENIO GIUSTIZIERI

ESISTERE
Esistere è ormai
alba o tramonto
tra due rocce acuminate.
Tutto un cielo
ha messo radici
nell’acqua del mare
ed è solo il lume
delle grandi stelle
che l’anima schiarisce.

ALBA
Dove i prati sono scuri
ti spaventa l’alba
e l’ombra di una fronda
che un attimo
trascorre sul tuo viso.
Un grido acuto e triste
e lo stesso tempo in bilico
che adesso ci coglie
simili a Dio,
dove l’universo scioglie.

PAROLE STRETTE
Scende il mio cuore in questa terra
con parole strette e lacrime
per separarmi solo con la morte
del vivere traverso, fedele dentro.
Io lo seguo con l’occhio e con la penna
in agonia segreta tra il fogliame
negli anni vani, lenti, disertati,
luci di notturne tenebre.

LABILI CONFINI
Chiodi piantati nel muro
per le trecce di aglio e peperoni,
vecchie che ci aspettano,
è ciò che resta nella casa
del tempo spezzato, mezzo pieno
e mezzo vuoto,
su pietre calcinate la grasta fiorita
degli ultimi gerani
nell’angolo a cielo aperto,
il fresco della sera sul terrazzo
fra i fichi messi a seccare
nell’agonia di aurore e chiardiluna.

DAVANTI AL CIELO STELLATO
Ancora più delle stelle
le nostre immagini
nuotano nell’aria.
La sera è finita
e i ricordi sfumati
hanno segnato il cuore,
quasi inspiegabili,
in quel tuo sguardo
ingrandito dagli occhiali.

ATTESA
Ho sentito il sospiro
di troppe lune cadenti e ho ripreso il fiato
in una carezza raggiunta.
In questo buio paese
ho visto vaghe ombre svanire
e il tempo cancellare la memoria.
Ho distratto il mio sguardo
da paure antiche
nascondendomi dentro la notte sconfitta.
Ho detto le stesse cose non esistendo
e molte ne ho taciute
nell’attimo in attesa che consola.

NOSTALGIA DEL FUOCO
Ci vorrà tempo per cancellare l’abbandono
di questi giorni appassiti.
Ho sentito che mi chiamavi
nella notte senza stelle…
Era un sogno
dove giungerò in ritardo.
Di te non so più niente
fuoco che mi rapina il cuore.

UNA PER L’ALTRA
Io vorrei spezzare la catena della vita,
tra il vento e l’acqua
muovere le onde perdute una per l’altra.
L’una per l’altra quel che è
l’assenza e la parola
sul brivido di questa tramontana.
In cielo le nuvole
perdute una per l’altra
piangono forse al pianto mio.
Noi ci separiamo nel morire e nascere
di un film che nessuno sta girando,
ci perdiamo in questo mondo.